In un percorso di consapevolezza uno dei primi passi è permettersi di desiderare 

Parafrasando il noto e dogmatico assioma di Cartesio, nel titolo di questo post la frase – desidero dunque sono – vuole essere provocatoria e nello stile di VITA NOVA, vuole fornire spunti per avventurarsi in un percorso di consapevolezza: nella meravigliosa, entusiasmante cerca di sé stessi (il “sé” è accentato in omaggio al prof. Luca Serianni).

Desiderare è vita stessa: profusione e varietà, manifestazione di bellezza ed incanto. 

Si dice che Dio stesso creò il mondo per il puro e semplice desiderio di manifestare la vita nelle sue molteplici espressioni. In effetti, se ci soffermiamo ad osservare ciò che ci circonda, quante occasioni di maraviglia: dagli animali alle piante, dai minerali ai corpi celesti: ogni forma nella materia è perfezione.

In fondo l’atto di desiderare è la volontà di esserci in questo mondo, è l’espressione poetica dell’istinto di sopravvivenza che – come tale – appartiene ad ogni essere vivente, uomo compreso.

Nonostante sia così importante l’atto del desiderare è un ingrediente che sta diventando molto raro nella vita di molti di noi in particolare tra i più giovani.

percorsi di consapevolezza, imparare a desiderare

Quando ho modo di incontrare degli adolescenti  per lavoro o nella vita di tutti i giorni mi rendo sempre più conto di quanto siano profondamente annoiati. E non parlo di quel sentimento che tutti abbiamo provato nelle lunghe ore di ozio (magari quelle estive, di controra) che lungi dall’essere improduttive ci spingono a riflettere, a rielaborare concetti e fare nostre le conoscenze acquisite con l’esperienza. No, parlo di un costante non sense, che si evince in modo particolare dalle espressioni del viso e dalla postura. Certo non è prerogativa degli under 21 ma quando scorgo la noiite (perdonami il neologismo) in giovani e giovanissimi il contrasto con quello che ci si aspetterebbe – vitalità ed esuberanza – e quello che inequivocabilmente si scorge stampato sui loro volti, beh inizio a pormi e soprattutto a porre loro delle domande.

E domanda dopo domanda quello che ho potuto trarre è che molti adolescenti (ci sono comunque per fortuna sacche di sana resistenza alla noiite!) vivono spesso la noia per mancanza di desideri, vi hanno semplicemente rinunciato.

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Ora il termine desiderio nasce dal latino de-sidus dove il suffisso de indica una lontananza – meglio – una mancanza e sidus vuol dire stella: in senso letterale significa smettere di cercare auspici nelle stelle. (liberamente tratto da Treccani)

Ma più interessante ai nostri fini e forse più romantico è che desiderio per estensione è inteso come percezione di una mancanza e, di conseguenza, come sentimento di ricerca appassionata proprio di ciò che ci manca. (liberamente tratto da etimo italiano)

Ecco, quello che fondamentalmente è carente se non proprio assente nei nostri virgulti è proprio questa ricerca appassionata, un sognare ad occhi aperti, un desiderare di raggiungere un qualsivoglia obiettivo, siano pure le stelle!

E quando non abbiamo obiettivi, sogni da sognare e realizzare, mete da raggiungere, la noia ci avvolge come una cappa oscura e vischiosa che ci fa perdere di vista la gioia di vivere e la speranza di un domani costruito a nostra immagine e somiglianza. Nietzsche, grande spirito riflessivo ed intuitivo, aveva profetizzato una società futura, lui uomo dell’ ‘800, in preda ad una mancanza di significato: era nato il concetto di nichilismo* che oggi tocchiamo, ahimè, con mano.

Eppure niente è ancora perduto e mi torna alla mente un film* “La storia infinita” nel quale un’entità malvagia – Il NULLA – sta rischiando di far scomparire il regno di Fantàsia: l’eroe (perché c’è sempre un’eroe in ogni storia che si rispetti) dovrà trovare un essere umano in grado di ridare il nome alle cose ed alle persone, solo questo salverà Fantàsia dalla completa sparizione.

Dare il nome alle cose diventa un atto di creazione dunque un desiderare per poi manifestare.

desiderare è uno dei passi iniziali di un percorso di consapevolezza alla scoperta di sé stessi

Se non vogliamo finire in un mondo in bianco e nero, nel quale ci trasciniamo con poco entusiasmo e voglia di vivere è arrivato il momento di  lasciare  spazio all’espressione dei nostri desideri che in ultima istanza non sono altro che espressioni della nostra personalità.

In pratica –

Di seguito alcuni consigli da mettere in pratica per passare all’azione e tornare a desiderare: in fondo è come allenare un muscolo, all’inizio ci fa male, siamo scoordinati ma poi tutto diventa più  facile e ci si prende anche gusto.

#Punto 1

Permettiti di desiderare.

Che non vuol dire “non voglio” …  ma esattamente l’opposto!

Io voglio…

Su di un bel foglio butta giù una lista di tutti i tuoi desideri.

Fai qualche bel respiro (come ti suggerisco qui e quando ti senti pronta chiediti “cosa voglio?”

E inizia a scrivere, senza riserve, fino a quando non avrai spremuto tutto il tubetto dei desiderata. 

Qui è davvero importante affidarsi all’immaginazione, lasciala andare a briglia sciolta: nessun limite di nessun genere.

Fatto? Prosegui al

#Punto 2

Prendi la tua lista e fai una cernita passando i tuoi desideri al setaccio del ” lo voglio davvero?”.

Chiediti quanto sei disposta ad investire in termini di risorse di tempo, energie, finanze: devi essere innamorata del tuo desiderio e più lo sei e meglio è,  altrimenti scartalo!

” amor che move il sole e l’altre stelle” – Dante – Paradiso XXXIII,145

Questo punto è importantissimo perché ti permette di scoprire se un desiderio è una mera fantasia (non importa se momentanea o coltivata per lungo tempo) e quindi come tale puoi archiviarla a cuor leggero risparmiandoti di entrare nel loop pernicioso  di frustrazione / impotenza.

Il paradosso è che molto spesso ci si perde in queste due emozioni negative per dei desideri che in realtà non vogliamo davvero o che sappiamo nel profondo di noi stesse che non sono fattibili: un esempio che faccio spesso è che è inutile per me desiderare di andare alle prossime olimpiadi come ginnasta per diverse ragioni, non ultimo per raggiunti limiti di età ;). Ma se volessi, con tutta me stessa volessi, ( Vittorio Alfieri docet…) gareggiare – sempre alle prossime olimpiadi – nel tiro con l’arco o fare la maratona di New York allora potrei fare un piano di allenamento serratissimo e giocare le mie carte.

Smettere di desiderare cose irraggiungibili ci risparmia non solo chili e chili di emozioni debilitanti ma al contempo ci permetterà di avere mente e cuore da dedicare a quei desideri che realmente ci coinvolgono, ci fanno sussultare e per i quali siamo disposte a fare sul serio.

Ora possiamo passare al 

#Punto 3

Dobbiamo agire, ovvero stabilire un piano per trasformare un desiderio in un obiettivo da realizzare. Detto in altri termini bisogna passare dal livello delle idee a quello della realtà.

Quest’ultimo punto merita un’attenzione maggiore per cui sarà oggetto di un prossimo post.

In sintesi –

In questo articolo sono partita dagli adolescenti ma ovviamente le premesse e la prassi descritta nei tre punti è valida ad ogni età. Ti invito a farla tua e qualora avessi qualche dubbio o richiesta contattami.

Grazie di cuore per la tua attenzione

Ogni giorno è un buon giorno per iniziare una VITA NOVA

 

*Approfondimenti-

la parola nichilismo appare per la prima volta  nel romanzo di Turgenev “Padri e figli” . 

Il film è tratto dall’omonimo libro di Michael Ende 

Credits: Foto tratte da Google images

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Presentazione del libro

COME QUANDO CAMBIA IL VENTO

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Vi è una forte correlazione tra il desiderio e la scelta

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Assieme alla protagonista del romanzo potrai scoprire quanto sia fondamentale imparare a scegliere in modo consapevole.

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